Armida Barelli, esempio di perseveranza e di fede

Queste sono monellerie e col papa non si fanno monellerie” ebbe a dire Sua Santità, Papa Pio XI ad Armida Barelli. Parole, queste, delle quali la Barelli ci fa dono.

(Scheda 6)

Milano 1921: l’Università Cattolica, dopo tanti sacrifici, è stata fondata. Ma come ogni grande progetto, anche la fondazione porta con sé travagli, impegno e dedizione. Il guaio più spinoso cui far fronte è certamente pensare al suo mantenimento. La Barelli, su consiglio di S.E. il Cardinal Ratti, pare trovare una prima soluzione: fondare un’Associazione degli “Amici” dell’Università, che versino annualmente dieci lire ognuno, in modo da raggiungere la tanto agognata somma di un milione di lire all’anno. Il progetto va in frantumi: qualche mese dopo, infatti, la quota raccolta è ancora troppo esigua. La Barelli è presa dallo sconforto quando il Cardinal Ratti le suggerisce un’altra idea. Egli esorta la Barelli a rivolgersi direttamente a sua Santità, Benedetto XV, persuadendolo ad accogliere la sua causa. La Barelli, inizialmente titubante, decide di presentarsi al Santo Padre per perorare la sua causa. Ma egli le rivolge un decisissimo no. Tornata a Milano e riferito l’accaduto all’Arcivescovo, questi la esorta ancora a non demordere, avendo fede nelle parole del Vangelo: “chiedete, bussate e ribussate, se volete che vi si apra”. Senonché, poco tempo dopo, il mondo assiste al cambio di guardia del Successore di Pietro. La Barelli pensa bene di approfittare delle nuove circostanze per difendere la sua causa. Si rivolge allora a Pio XI, vivamente sperando nell’accoglimento delle sue ragioni. Con grande sgomento della Barelli, tuttavia, anche Pio XI le nega ogni tipo di aiuto. Quand’ecco che, improvvisamente – forse per innato istinto paterno, forse per quel profondo senso empatico cui sono spesso avvezzi gli uomini di chiesa – il Papa muta le sue posizioni. Accetta di aiutare la Barelli e gli altri fondatori dell’Università. A partire da questo momento viene istituita la Giornata Universitaria a favore dell’Università Cattolica.

Il successo di Armida Barelli, all’esito di questa esemplare vicenda, ci restituisce un quadro formidabile della sua figura. Armida è un’eroina anticonvenzionale, che nella sua umiltà, semplicità e apparente ordinarietà, commette delle “monellerie” – lasceranno passare i nostri lettori il senso più pregiato del termine – proiettandosi anni luce lontano da un’epoca in cui le donne venivano allevate come madri, come perfette mogli. Armida si rimbocca le maniche, combatte per la sopravvivenza del progetto in cui crede. Ed è per questo che la sua storia freme per essere raccontata. Nella lunga epopea della vita, Armida ci insegna ad essere donne imperfette, donne che certamente possono fallire, ma pur sempre donne pronte a non tirarsi indietro, a perseverare nei propri propositi e a non arrendersi alle difficoltà per il raggiungimento di un obiettivo, sempre sorrette dalla speranza e dalla fede nella Provvidenza. Armida sia per noi esempio di perseveranza e di speranza, soprattutto in questo momento di sconforto e smarrimento. 

Beatrice Ancona
Fiorenza Dibitonto
Maura Lospalluti
Ida Pacillo