Sperare come Armida

È più di un anno che viviamo in una realtà stravolta, ridotta ai minimi termini, senza colore e senza contatto. 
Ci muoviamo nell’incertezza, nella paura che il domani possa essere anche peggio dell’oggi, che non ci sia una fine a questo modo di vivere che è diventato un incubo.
Cerchiamo di mantenere una parvenza di normalità nelle nostre vite, cerchiamo di andare avanti senza pensare troppo ai momenti che abbiamo perso e che continuiamo a perdere.
Tra le difficoltà economiche e l’infinito dolore delle perdite dei nostri cari ci inabissiamo sempre più in una rassegnazione senza ritorno, in un’apatia dilagante.

È in un contesto così buio che uno mai si aspetterebbe di ritrovare tanta luce in una semplice frase: “Speriamo contro ogni speranza”.
Con queste parole (scheda 2) Armida Barelli mi ha ricordato che anche quando il mondo sembra andare in frantumi vale la pena di trovare in sé stessi il coraggio di sperare.
Anche se sembra che non ci sia una fine al disagio che proviamo, sperare.
Anche se è più facile farsi accompagnare dalla tristezza, alzarsi, sperare.
Non permettere ai nostri problemi, rinchiusi nelle nostre case e nei nostri comuni, di diventare più grandi di quello che dovrebbero essere, sperare.

Trovare un senso alle proprie giornate anche quando il nulla ci pervade, sperare.
Non perdere il conto delle giornate, continuare con i nostri progetti, sperare.
Continuare ad imparare, reinventarci, cambiare, sperare.
Non rimpiangere il passato perché anche nel presente c’è la possibilità di essere felici, solo in maniera diversa, sperare.
Sperare che quando finalmente potremo vedere il viso dell’altro, in tutto questo frattempo non ci siamo fatti abbattere, ci siamo impegnati a sperare e così il nostro tempo non sarà stato sprecato.

Infine ricordarsi che sperare, a volte, è agire.

Ludovica Cagnino

Studentesse del collegio Paolo VI all’Inaugurazione A.A. 2020-2021