La vita
Armida Barelli, detta Ida, nasce a Milano il 1° dicembre 1882 in una famiglia borghese, indifferente alla religione, ma animata da amor di patria, operosità lombarda e senso del dovere. Apprende i primi elementi della fede come allieva delle Orsoline di Milano e durante la sua permanenza nel tempo dell’adolescenza nel collegio delle Suore di Santa Croce di Menzingen, in Svizzera. Durante gli anni collegiali fa amicizia con Agata Braig, una ragazza tedesca un po’ chiusa, che in privato le parlava di un amore che non delude: il Sacro Cuore di Gesù. Ida comincia a riflettere su questo amore non umano, ma divino tanto da sperimentare qualcosa di grande nel suo cuore. Non sentendosi chiamata al matrimonio né alla consacrazione religiosa, si interroga su quale fosse la volontà di Dio su di lei.
Ragazza emancipata e controcorrente, intelligente e volitiva, esprime il suo entusiasmo e la sua fede lavorando nell’azienda di famiglia e impegnandosi attivamente nel volontariato, specialmente nei confronti degli orfani e dei figli dei carcerati. La svolta nella sua vita arriva nel 1910, quando viene a contatto con la figura di un padre francescano, Agostino Gemelli. Lei, che già ha dato una chiara impronta al suo futuro rifiutando diverse e vantaggiose proposte di matrimonio, si lascia guidare dal carismatico frate verso un apostolato attivo. Il Beato cardinal Ferrari, che intuisce le sue doti organizzative e le sue qualità morali, la incarica dell’organizzazione della sezione milanese della Gioventù Femminile (GF) di Azione Cattolica e la segnala al Papa, Benedetto XV, per la presidenza nazionale, carica che Ida ricoprirà fino al 1946. Armida non avrebbe voluto accettarla, perché intimamente aspirava ad una vita missionaria all’estero, ma il Papa insiste: la sua missione era l’Italia. Accanto a ciò, si dedica alla promozione della cultura di chiara matrice cattolica, sposando in pieno il progetto di Padre Gemelli per fondare l’Università Cattolica, inaugurata il 7 dicembre 1921 e dedicata al Sacro Cuore. Di questa istituzione lei sarà all’origine, come ispiratrice, sostenitrice e cassiera, offrendo il suo lavoro e la sua stessa vita per la prosperità di un’opera che sentiva sua creatura e sua ragione di vita. In Ida, insieme allo spirito manageriale e alle indiscusse capacità organizzative, c’è un’anima di mistica che si sta affinando e perfezionando in una sempre più stretta unione con Dio e in una sempre maggior ansia missionaria. Il 19 novembre 1919, insieme a padre Gemelli, istituisce un pio sodalizio di laiche consacrate, che diviene l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo. Dal 1927 al 1929, ancora una volta associata a lui, dà vita all’Opera della Regalità, Istituto secolare impegnato nella promozione della cultura religiosa e del movimento liturgico.
Nel mezzo delle sue svariate attività nel 1949 arriva il tempo del dolore fisico e morale: viene colta da “paralisi bulbare”, un male inguaribile e progressivo. Con la forza che le derivava da una fede purissima e dal suo spirito di penitenza e preghiera, offre la sua sofferenza e intensifica per quel che poteva la sua attività, soprattutto per il progetto che più le stava a cuore: la Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica a Roma, cui è oggi collegato il Policlinico intitolato a padre Gemelli.
Ida fu lucida fino alla fine. La progressiva paralisi colpisce la mano destra e l’8 gennaio 1952 anche la sua bella e armoniosa voce si spegne. Aveva scritto, un paio d’anni prima: «Accetto la morte, quella qualsiasi che il Signore vorrà, in piena adesione al volere divino, come ultima suprema prova d’amore al Sacro Cuore, di cui mi sono fidata in vita e voglio fidarmi in morte; e come ultima suprema preghiera per ciò che nella mia vita fu il sogno costante: l’avvento del Regno di Cristo quaggiù».
Armida muore a Marzio, in provincia di Varese e diocesi di Milano, nella villa di famiglia dove era solita rifugiarsi per pregare e progettare le sue attività; era il 15 agosto del 1952, festa dell’Assunzione di Maria. Il 17 agosto viene tumulata nel piccolo cimitero di Marzio, dove riposa fino all’8 marzo 1953, quando viene traslata nella cripta della cappella principale dell’Università Cattolica a Milano.
L’Azione Cattolica Italiana, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Istituto Secolare Missionarie della Regalità si sono rese parti attrici per l’avvio della causa di beatificazione di Armida Barelli. Il processo informativo diocesano per l’accertamento delle sue virtù eroiche inizia l’8 marzo 1960 presso la diocesi di Milano e si conclude il 10 luglio 1970. Il 1° giugno 2007 papa Benedetto XVI autorizza la promulgazione del decreto con cui Armida Barelli veniva dichiarata Venerabile.
Per la sua beatificazione è stato preso in esame il caso di una donna della diocesi di Prato che nel 1989 era stata ricoverata in stato di coma dopo un incidente. Nei giorni successivi sua nipote comincia a pregare e a far pregare, chiedendo l’intercessione di Armida. La donna si riprende e manifesta un recupero totale nei mesi successivi.
Il 20 febbraio 2021 papa Francesco autorizza la promulgazione del decreto con cui la guarigione viene dichiarata miracolosa e ottenuta per intercessione di Armida, aprendo la via alla sua beatificazione.