Fede, concretezza e umiltà in Armida Barelli
Questo tratto mette in luce diversi aspetti della complessa personalità di Armida Barelli, una donna di fede che con la fede ha saputo mettersi al servizio di un progetto che, con il tempo, è andato evolvendosi e di cui tutti noi, dopo un secolo, abbiamo l’onore e la responsabilità di esserne attivi testimoni. In un primo momento Armida appare intimorita, infatti, anch’essa doveva parlare innanzi al pubblico in quanto Cassiera dell’Università (scheda 5). Tuttavia, la sua timidezza non era legata strettamente alla circostanza di parlare ad un vasto pubblico, ma ad un “mondo così diverso e autorevole”, aggiungendo che aveva l’impressione che qualcuno la guardasse come per dire “non è questa la sede in cui deve parlare una donna”. Nonostante questo, affidandosi al Sacro Cuore, Armida ha vinto il suo timore e, non cercando di nascondersi dietro una facciata di convinta sicurezza, ha esordito proprio ribadendo di comprendere lo stupore del pubblico nel vedere una donna prender parte al Comitato Promotore dell’Università. Queste parole oggi potrebbero sembrarci inadeguate, dalle parole di Armida appare quasi un’intenzionalità nello sminuirsi innanzi ad una folla, piuttosto che affermare la sua posizione. Contestualizzando, il giorno inaugurale che viene descritto risale al lontano 7 dicembre 1921, tempi in cui, soprattutto in territorio italiano, si era ancora molto lontani dal poter anche solo impostare un discorso teorico sull’uguaglianza di genere. Ben conscia di ciò Armida si è posta nei confronti del pubblico con un’umiltà consapevole. Il suo scopo non era mostrarsi o far parlare di sé, ma contribuire, appunto, utilmente alla realizzazione di un grande progetto che avrebbe potuto concedere l’opportunità a molte altre donne, studentesse, figlie, cattoliche, di studiare ed essere protagoniste di un cambiamento.
In questo Armida cita e si affianca alla figura di Marta, simbolo dell’azione, contrapponendola a quella di Maria. L’agire delle Marte è indispensabile per l’intellettuale Maria che trova incarnazione nell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il punto che mi ha colpito maggiormente è proprio lo spirito concreto di Armida che, guidata dalla Fede, ha dimostrato con il lavoro, con la determinazione, vivendo sentimenti spesso contrastanti, non senza timori e difficoltà, di essere nella corretta sede, perché meritevole.
Oggigiorno, nonostante siano passati 100 anni, ancora molto spesso le donne hanno difficoltà nel farsi ascoltare, spesso non si sentono adeguate al contesto. La cultura, l’approfondimento e il lavoro su loro stesse rappresentano i requisiti per poter essere indipendenti e l’Università è certamente il mezzo per raggiungere l’Uguaglianza. Armida Barelli con la sua testimonianza di vita insegna che non è necessario imporsi, fare resistenza ma dimostrare in concreto le nostre potenzialità, spendendoci al massimo per raggiungere i nostri obiettivi e progetti di vita, agendo sempre nella Luce e seguendola.
Ci saranno senz’altro ostacoli, impedimenti, momenti in cui ogni sforzo sembrerà essere vano ma, soprattutto in queste circostanze, bisognerà avere il coraggio di reagire.
La Luce che ci accompagna arderà sempre e, anche se fioca, sarà sempre visibile ad occhi attenti.
Silvia Ricci