Tre virtù fondanti l’Università
Il frammento in questione (scheda 3) mi ha colpito, soprattutto per un fatto: attraverso tre figure presenti nel racconto, Armida Barelli, Padre Agostino Gemelli e il Cardinal Ferrari, vengono mostrate le virtù che stanno alla base della nostra Università, a cui tutti noi dobbiamo ispirarci.
La prima figura a parlare, nel testo, è Padre Agostino Gemelli: è emblema della fermezza, tanto che Armida lo definisce “araldo” del Sacro Cuore. Padre Gemelli è composto e deciso, è ben consapevole dei tempi che corrono, delle circostanze avverse, del fatto che non si possa portare avanti un progetto senza fatiche.
Il fatto che Padre Gemelli abbia i piedi ben piantati per terra fa sì che tenga sempre davanti a sé i suoi grandi obiettivi, ad inseguirli senza che questi finiscano in meri vaneggiamenti, in idee incompiute o poco realizzabili. Si tratta di una caratteristica fondamentale, perché bisogna sempre tener presente, per ogni cosa che si fa, il percorso e le difficoltà: solo così ci si può far trovare preparati e si può combattere per una cosa in cui crediamo fedelmente.
È proprio per questa sua virtù che riesce a rappresentare e difendere le proprie idee e, come un vero araldo, a portare il suo progetto fino al Santo Padre, il quale rimane quasi stupito di fronte alla risposta del primo.
Un secondo personaggio che Armida mette in luce nel racconto è quello del Cardinal Ferrari, che “coprì della sua porpora” un’Università Cattolica ancora nascente.
La cosa che mi colpisce del personaggio è la sua perseveranza: questo dono che egli ha, lo aiuta sino a quando, malato, si reca a Roma per portare a compimento il progetto.
La tenacia tipica della sua figura è sempre presente, dal momento in cui decide di aiutare i fondatori con tutte le sue forze fino alla morte e addirittura anche oltre, dal Cielo.
Oltre alla fermezza, infatti, nel seguire i nostri obiettivi occorre sempre anche aver costanza e perseveranza: senza di queste infatti ci scoraggeremmo facilmente, le difficoltà crescerebbero; dobbiamo essere tanto più tenaci, quanto più siamo convinti di ciò che facciamo.
La fede nel Sacro Cuore e nell’Università che esso “vuole”, che nutre senza dubbio il Cardinal Ferrari, lo induce a non soccombere, neppure al più grave dei mali.
L’ultimo personaggio su cui mi vorrei soffermare è quello di Armida Barelli: la sua figura, come emerge in ogni punto del racconto, mostra specialmente quell’entusiasmo che serve, per poter combattere per i propri progetti.
Ogni volta che Armida parla, scrive, compie un gesto, è sempre animata da una vitalità e da una gioia che non possono che ammorbidire i cuori di tutti, di permearli ed animarli; la figura di Armida Barelli porta luce, quella luce che serve per essere sicuri nel cammino, nel seguire un obiettivo.
È quasi sconvolgente, perché non smette mai di credere in quello che ama, nella forza che può trarre dalla fede e dalle speranze che nutre di veder realizzato un progetto così grande e così bello. Armida Barelli non può che condurre, in questo modo, l’Università a sorgere.
Le tre virtù della fermezza, della perseveranza, dell’entusiasmo, che troviamo in queste tre figure brillanti, non possono che essere la “pietra d’angolo” su cui si fonda l’Università Cattolica. Sono basi solide di un’Università che accoglie studenti da ogni parte del mondo, studenti che spero e credo essere animati dalla stessa forza di volontà presente in Armida Barelli, Padre Gemelli, il Cardinal Ferrari, il Conte Lombardo, Monsignor Olgiati, il Dr. Necchi e in tutti coloro che sono citati nella narrazione.
Per concludere vorrei citare un frammento dal Legato IX, 30 di Sant’Angela Merici, cui si ispirano le Suore Orsoline di San Carlo, che ogni giorno accompagnano il cammino di molte studentesse come me in Collegio, un frammento di esortazione, che trovo molto coerente con lo spirito che anima i fondatori della nostra ormai centenaria Università Cattolica del Sacro Cuore: “Fedelmente e con allegrezza, perseverate nell’opera incominciata!”
Nella Alberti