Cento di questi anni: alla scoperta di Armida Barelli

“Non abbiate mai paura di essere voi stesse, non abbiate paura di non accontentare chi vi vuole diverse da ciò che sentite di dover essere”.

Questo è il pensiero che S. E. Mons. Claudio Giuliodori, padre Ernesto Dezza e padre Marco Salvioli hanno lasciato alle ragazze a seguito dell’incontro “Cento di questi anni. L’avventura dell’Università Cattolica”, tenutosi in videoconferenza su Teams in occasioni delle celebrazioni per il Centenario dell’Ateneo.

Insieme agli ospiti sono state ripercorse le tappe fondamentali che hanno portato alla fondazione dell’Università Cattolica e le vicende che hanno come protagonisti in particolare due dei suoi fondatori: Agostino Gemelli e Armida Barelli. 

Dopo un saluto iniziale alle collegiali, inizia il racconto e Mons. Giuliodori non esita ad inserire la Barelli tra “le donne più importanti dello scorso secolo” per la sua perseveranza, la sua fede e per il contributo che diede a tutta la Chiesa. In un contesto non facile per il Paese e per la Chiesa stessa come quello del primo dopoguerra, fu proprio la donna infatti colei che con più fermezza affiancò Padre Gemelli e lo supportò con la fede, le idee e le azioni, tanto da poter definire questo supporto non solo fondamentale, ma indispensabile e insostituibile per la concretizzazione del sogno di una Università che avesse come suo fondamento la ricerca, la curiosità e il donare per essere di supporto alla società. Senza di lei, probabilmente, nulla di tutto quello che conosciamo oggi esisterebbe: fu proprio la Barelli, infatti, a porre il veto sul nome dell’Università, che si sarebbe dovuta dedicare al Sacro Cuore e fu sua la volontà di istituire i collegi femminili. Basti ricordare inoltre, come ha fatto padre Dezza, quanto la sua fermezza sia stata vitale nell’episodio dell’acquisto della prima sede in via Sant’Agnese: cinquanta milioni di lire erano necessari per la fondazione dell’Università e un milione solo per l’acquisto dell’edificio di via Sant’Agnese designato come prima sede. La crisi, però, e lo scetticismo nei confronti degli ambienti ecclesiastici e la priorità nella ricostruzione delle basi del paese avevano portato numerosi imprenditori a rifiutare proposte di investimento. Di questi rapporti con i creditori se ne occupò la Barelli, che riuscì però a raccogliere solo cinquantamila lire. Con cinquantamila lire per un edificio dal valoro di un milione, la Barelli gioca il tutto per tutto, tra lo scetticismo generale: impegna il ricavato con la promessa di dare le restanti novecentocinquantamila lire entro tre giorni. Sembrava impossibile, ma la fede la spinse a crederci.

Passati quei tre giorni, le lire raccolte erano cinquantamila lire e tutto l’investimento rischiava di andare in fumo. Il Conte Ernesto Lombardo era già pronto a non trovare soluzione a quel vicolo cieco e invitò i presenti quel giorno ad un pranzo per la celebrazione del funerale della mai-nata Università Cattolica. Armida Barelli, ferma nella sua fede e nei suoi ideali, non si arrese e disse che avrebbe eventualmente accettato l’invito per cena, ma avrebbe prima atteso fino alla fine il responso della volontà del Sacro Cuore sul destino dell’Università e non si sarebbe allontanata prima che le lancette dell’orologio avessero decretato la fine del sogno.

Quella forza, quella caparbietà, quella fede profonda turbarono e scossero a tal punto l’animo del Conte Lombardo che fu proprio lui, di tasca propria, a pagare quel milione di lire.

L’idea dell’Università Cattolica era salva e, da quel momento, il resto è storia.

Quella della Barelli è stata una vita di fede, ma prima ancora è stata una vita di lotta: lotta di una donna nel mondo degli uomini degli anni Venti, lotta di una fedele contro chi non riteneva i suoi ideali abbastanza validi solo perché legati alla religione, lotta di una persona che non ha lasciato che gli altri piegassero la sua essenza a loro piacimento e che è riuscita ad emergere in tutto il suo splendore, facendo trionfare le proprie idee ed entrando nella storia.

Pietà, zelo, intelligenza e vita profondamente ispirata sono le espressioni che Padre Gemelli utilizzava per descrivere Armida Barelli e insieme ai nostri ospiti abbiamo aggiunto a queste preziose parole anche collaborazione, fiducia, fortezza, studio, determinazione, capacità e caparbietà nel mantenere amicizie e rapporti, che sono i valori che ci hanno ispirato durante il racconto della sua vita e che speriamo di riuscire a fare nostri giorno dopo giorno, per crescere come persone consapevoli dei nostri valori e capaci di trasmettere  agli altri tutto ciò in cui crediamo.

 Eleonora Savina