Continuare a sperare
Intraprendenza e determinazione sono due caratteristiche che contraddistinguono Armida Barelli, colei che insieme a Padre Agostino Gemelli contribuì alla fondazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nel 1921. Tra le altre cose, Armida si occupò della ricerca del locale da adibire alla prima sede ufficiale dell’Università (scheda 2), ma in particolar modo curò la gestione dei fondi necessari alla realizzazione e all’amministrazione del progetto, ricoprendo il ruolo di Cassiera grazie alle sue capacità manageriali e alle sue doti organizzative. La raccolta del famoso milione di lire per poter acquistare l’antico Convento delle Umiliate non fu facile e tantomeno risultò di successo, ma la sua intensa fede e devozione al Sacro Cuore le permisero in primo luogo di non perdere mai la speranza e l’entusiasmo; ella riuscì infatti a smuovere la coscienza del Conte Lombardo il quale accettò di finanziare il progetto; e in secondo luogo le diedero la forza di continuare ad essere ostinata e perseverante nell’inseguire quel sogno, che anche grazie a lei, oggi, ci è reso possibile vivere, ricordiamo infatti di come riuscì, solo dopo plurimi tentativi, a convincere Pio XI a indire la Giornata Universitaria, fondamentale per la sopravvivenza dell’Università.
È bene ricordare un’altra qualità fondamentale della personalità di Armida Barelli: l’essere emancipata e controcorrente, che le permise non solo, come abbiamo potuto brevemente raccontare, di assumere un ruolo fondamentale per la formazione dell’Ateneo, ma anche di ricoprire cariche di rilievo come quella di dirigente dell’Azione Cattolica Italiana e quella di fondatrice della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, le fu altresì affidato l’Ufficio di propaganda della Democrazia Cristiana; ma soprattutto ciò la rese un esempio, ella si batté per il diritto di voto delle donne, guidò le giovani, borghesi e contadine, a buttarsi nell’azione e a rompere gli schemi in cui erano state confinate, fin da giovane si impegnò nel volontariato, in modo particolare nei confronti di orfani e figli di carcerati.
Alla luce della situazione odierna possiamo ritrovare in noi studentesse alcuni tratti della personalità di Armida. Non è stato facile adattarsi alle nuove condizioni di studio, è venuto a mancare il contatto diretto tra professori e studenti o tra ragazzi, fondamentale per un confronto produttivo e di crescita.
Cogliamo in noi la stessa ostinazione di Armida nel mantenere vivo quell’entusiasmo che abbiamo cercato di alimentare in tutti modi, senza perderci d’animo. Ma soprattutto anche noi abbiamo sperato e continuiamo a sperare contro ogni speranza, nell’attesa di poter tornare a goderci ogni singolo dettaglio di giornate che un anno fa ci sembravano scontate. Si tratta di quel desiderio che ci permette di credere che la vita tornerà presto come quella di prima, una vita da vivere assieme all’altro. Ritroviamo nella sua audacia e nella sua caparbietà la stessa tenacia che siamo chiamate ad avere noi, oggi, nella nostra formazione universitaria e in tutti i progetti che stiamo concretizzando, senza scoraggiarci e continuando ad avere Fede. Armida, energica e curiosa, è quindi per noi fonte di ispirazione e di coraggio, lo stesso coraggio che lei ha avuto in ogni sua battaglia.
Ludovica Cagnino
Camilla Curti
Rachele Zamagna