Dalla nascita dell’Ateneo all’arrivo della pandemia: cosa manca agli studenti?
Armida Barelli svolse un grande ruolo intellettuale all’interno dell’Università e della Gioventù femminile attraverso lezioni magistrali su vari temi relativi alla funzione della donna e alla sua missione come madre e sposa nella società, nella famiglia e nel lavoro. L’Ateneo aveva una grande cura nei confronti della Gioventù femminile perché riconosceva che vari erano i doni che da essa riceveva: il primo era la preghiera, perché le giovani incessantemente pregavano per l’Università attraverso adorazioni, giaculatorie (“Gesù fa’ che l’Università del Sacro Cuore sia davvero l’Università secondo il Tuo cuore!”) e S. Messe; il secondo era l’amore, perché la Gioventù femminile si era sempre prodigata per far conoscere e far amare al popolo italiano l’Università Cattolica, che assicurava all’Italia e alla Chiesa “uomini e donne di mente e di cuore, di discernimento e di governo, di fede e di coraggio che avrebbero portato nella vita propria e della nazione il frutto fecondo di una sana e vera cultura”. Alla domanda che i Vescovi rivolgevano ad Armida Barelli su come avesse fatto ad attirare tanta gente intorno all’Università, lei rispondeva con queste parole: “Ha fatto tutto Lui, il S. Cuore, perché l’Università Cattolica è sua e ci pensa Lui a trovarle amici, consensi, aiuti… Non mancano anche avversari, non mancano croci, talvolta ahimè!… anche nel campo cattolico, ma l’Università prosegue fidente il suo cammino e il Sacro Cuore la difende da ogni minaccia e la circonda di amici e di amore”.
Scheda 4 (pag. 235-238)
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